Sentiamo sempre più insistentemente parlare di domotica e abitazioni intelligenti e iperconnesse finalizzate a migliorare la qualità della vita in casa. La domotica nasce come automatizzazione dell’abitazione e soltanto negli ultimi anni che ha riscontrato maggiore successo anche grazie a strumenti messi a disposizione da Google, Amazon, Ikea, che l’hanno resa facilmente fruibile al grande pubblico. In quante case, ormai, basta dire “Alexa, accendi la luce” per far funzionare l’impianto di illuminazione di un’abitazione. Ma le applicazioni sono molteplici e sempre più sosfisticate: ottimizzare al meglio l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici, la termo regolazione, il consumo idrico e la multimedialità.
Perché, dunque, non concentrare queste facoltà per proteggere e assistere le persone fragili?
“Quando indirizzata alle persone fragili, la domotica può automatizzare e gestire i processi all’interno della casa, semplificando e supportando la vita domestica dei disabili e degli anziani con problemi fisici o cognitivi”, spiega Dario Russo dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione “Alessandro Faedo” (Isti) del Cnr di Pisa. “Sempre pensando a un’utenza fragile, uno degli obiettivi della ricerca è utilizzare queste tecnologie per prevenire o evitare l’aggravamento di patologie già conclamate. Essa permette infatti di monitorare chi la utilizza nel suo ambiente e questo può rivelarsi utile, per esempio, per chi è malato di cuore o ha avuto un ictus, consentendo di controllare eventuali cambiamenti nel suo stato di salute e di notificarli automaticamente allo staff medico“.
Una sorta di angelo custode smart capace di ascoltare le esigenze e mettere in atto un sistema di sorveglianza attivo volto a proteggere e intervenire, salvando anche la vita. Tecnologie che rappresentano uno strumento utile per le persone fragili, categoria sempre più in crescita considerando l’innalzamento dell’età media.
“La domotica, unita alle soluzioni innovative correlate e attualmente in corso di studio da parte della comunità scientifica di ricerca, costituisce un ambito di interesse per tutti i governi poiché permette loro di risparmiare sulle spese sanitarie, sempre più elevate a causa del sempre crescente numero di visite mediche e delle ospedalizzazioni necessarie. Queste soluzioni permetterebbero inoltre di evitare intasamenti delle strutture sanitarie, influendo sull’efficienza di questi servizi”, continua il ricercatore. “Tenere una persona in un ambiente che rileva i parametri automaticamente e dove il monitoraggio è continuo permette di raccogliere numerosi dati, di abbattere i costi dei servizi e di ricorrere all’intervento medico solo in caso di effettiva necessità. L’obiettivo è lo sviluppo di algoritmi che riconoscano l’utente, apprendano le sue abitudini e cerchino così di evitare e prevenire l’insorgenza di patologie, intervenendo prima che la situazione degeneri. Questo tipo di monitoraggio è molto utile anche perché spesso i cambiamenti che si verificano nei malati sono lenti e quasi impercettibili e questo li rende di difficile individuazione e ritarda gli interventi”.