Una storia, quella del Wembley Stadium, che vale la pena di essere raccontata. Ieri, domenica 11 luglio 2021, il Wembley Stadium ha ospitato la finale di Euro 2020, con la nazionale azzurra che ha trionfato sugli inglesi, agevolati dall’essere sostenuti dai tifosi in casa. Oltre l’impresa calcistica l’occasione è perfetta per raccontare anche l’impresa ingegneristico-architettonica, che ha portato alla costruzione di questa nuova cattedrale del calcio – sorta nel 2007 – che è andata a sostituire il vecchio e omonimo edificio.
Wembley Stadium
Sorto nel quartiere londinese di Wembley è andato a sostituire lo storico preesistente stadio con il medesimo nome, casa della nazionale inglese di calcio per buona parte del XX secolo, che all’inizio del ‘900 era considerato una strabiliante attrattiva essendo il più grande del mondo. Nel corso dell’Expo 1924, intorno al nuovo stadio si sono sviluppati i padiglioni dedicati alle Nazioni dominate dall’Impero, in un tripudio di pagode e ricostruzioni di palazzi esotici indiani. Negli anni ‘90, la necessità di un nuovo stadio al passo con i tempi e con le trasformazioni del mondo contemporaneo si rese improcrastinabile.
Ed è così che si arriva al nuovo Wembley Stadium, che doveva incarnare la scintillante Londra del nuovo millennio. Costato 757 milioni di sterline (circa 918 milioni di euro) è il secondo stadio più costoso mai costruito al mondo. Parliamo di un’arena da 90.000 posti a sedere sormontata da un romantico arco d’acciaio.
L’arco, elemento che caratterizza la struttura e la rende individuabile anche a grande distanza, è stato realizzato da Cleveland Bridge interamente in acciaio tubolare; i suoi piedritti distano 315 m ed è inclinato di 22 gradi sull’asse ortogonale al terreno. La sua altezza massima è 133 m sul piano stradale e la sua funzione è quella di sostenere il tetto dello stadio.
La nuova struttura è alta quasi quattro volte l’originale e occupa un’area di 170mila metri quadrati: è l’arena coperta più grande del mondo. Una delle cose che lo rendono speciale è infatti il tetto retrattile che, se aperto, assicura che il manto erboso riceva luce solare e aria sufficienti per mantenerlo in perfette condizioni, mentre, in caso di maltempo, chiuso, offre riparo ai tifosi. E’ stata mantenuta la stessa colorazione rossa per i seggiolini, ricostruendo anche la famosa scritta blu “Wembley” bordata di bianco, nelle due curve, che contribuisce a mantenere un filo identitario comune nel percorso della storia.
La struttura c’è tutta, ora è tempo di “viverla” appieno per farla diventare il simbolo della nuova Londra.